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Titolo: CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI
 
Autore: Valérie Perrin
 
Casa Editrice: Edizioni e/o

Recensione

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI – Valérie Perrin

La vita e la morte. Di fatto i due veri protagonisti di questa storia sono loro. La vita e la morte. La vita in tante sfaccettature e nelle più disparate sfumature di colori. 

E la morte con un solo e unico colore, o meglio due, il grigio e il nero.

La vita di Violette, la protagonista di questa toccante storia, si dipana giorno dopo giorno all’interno dei cancelli del cimitero dove lavora. Una guardiana di cimitero, ecco cosa fa e ormai cosa è Violette Toussaint. 

E d’altronde con un cognome tale (Toussaint in francese significa Ognissanti, il giorno dei morti) il suo destino sembra segnato dalla nascita. 

O meglio dal momento in cui incontra il suo vero e grandissimo amore. 

Perché Toussaint non è il suo vero cognome, è quello del marito, l’uomo che ha segnato il mutamento profondo della sua esistenza. 

In bene, strappandola a una vita di solitudine. Ma, soprattutto, in male, gettandola in una vita di solitudine in due. L’uomo sbagliato. Il grande amore. 

L’uomo che un giorno è sparito nel nulla lasciandola alla stregua di una sorta di vedova bianca. Il lavoro di guardiana del cimitero lo occupava già, in teoria con lui, ma di fatto lui se n’era già andato da anni, forse da sempre.

 

I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità.

 

Violette sgrana le sue giornate come i grani di un rosario. Uno dopo l’altro. Facendo sempre le stesse cose. Vedendo sempre le stesse persone. 

Pochi personaggi che circolano in quel triste giardino che sono i viali del cimitero. 

Il becchino, il sacerdote, i cari disperati dei defunti e loro, i defunti stessi, con le loro storie, le loro vite, burrascose, quiete, inutili o speciali, ormai sigillate sotto una lastra e due metri di terra. 

Vite che con il tempo, lentamente sbiadiscono, come le fotografie sulle lapidi, come i ricordi che diventano sempre meno chiari. 

E le emozioni che appartengono ormai a un passato cominciano a sfuggire di mano, di mente, di cuore. I ricordi si confondono, gli anni passano e i morti vengono dimenticati, le loro vite, le loro storie.

 

Succede sempre così con la morte: più è antica e meno presa ha sui vivi.

Il tempo distrugge la vita. Il tempo distrugge la morte.

 

Una donna sola, questo è Violette, ma nonostante tutto non nega una parola di conforto a nessuno, una tazza di caffè caldo o una spalla su cui piangere e sfogarsi. 

Sa ascoltare Violette, sa ascoltare in un mondo dove tutti parlano e nessuno ascolta più. 

Ma lei ascolta oltre le parole, oltre i singhiozzi, lei ascolta le emozioni di tutte quelle persone che per una sola volta o, spesso, abitualmente, bussano alla sua porta in cerca di una parola di conforto. 

Una vita la sua, monotona all’apparenza ma che nasconde un passato intenso, fatto di dolore, sofferenze, amore violato e amore intensamente vissuto. Fatto di ricordi che ancora fanno male e di ricordi che scaldano il cuore. 

La vita di una donna che nonostante tutto il dolore che il destino le abbia riservato ha scelto di cercare qualcosa di unico. Cercare se stessa. 

Vive di silenzio, di dolore, proprio e degli altri, di colori tristi e lacrime ma anche di colori allegri e vivaci che nasconde nel cuore e sotto gli abiti con cui tutti la vedono muoversi tra i viali alberati di quel cimitero.

 

Ho due guardaroba, uno lo chiamo “inverno” e l’altro “estate”, ma non c’entrano le stagioni, c’entrano le circostanze. 

L’armadio inverno contiene solo vestiti classici e scuri destinati agli altri, l’armadio estate solo vestiti chiari e colorati destinati a me stessa. Indosso l’estate sotto l’inverno, e quando sono sola mi tolgo l’inverno.

 

Poi un giorno la monotonia di questa esistenza viene sconvolta dall’arrivo inaspettato di un commissario. 

Lui viene da Marsiglia con le ceneri di sua madre e una richiesta insolita, almeno all’apparenza. 

La vita di Julien si intreccia a quella di Violette e di tutti gli altri particolari personaggi che gravitano intorno a lei e al “suo” cimitero. 

E, inaspettatamente, lui sarà l’elemento che muterà tutti gli equilibri modificando la vita di quella strana donna. 

Perché la vita, in fondo, è fatta così pensi di andare in una direzione, di avere già ben chiaro davanti a te quello che ti aspetta, la strada sembra tracciata e poi… poi arriva qualcosa, qualcuno, un evento apparentemente insignificante come un incontro, e tutto muta, tutto si trasforma, e la tua vita non è più la tua vita ma ti ritrovi una vita nuova di zecca da vivere e una nuova strada da percorrere. 

Inaspettata, poco chiara e che ti porterà chissà dove, magari lontano da quello che avevi pensato fosse il tuo traguardo finale.

 

«Non crede che sia Dio il primo a tradire gli uomini?».

Padre Cédric sembra scioccato dall’osservazione.

«Dio è soltanto amore».

«Se è soltanto amore, tradisce per forza. Il tradimento è proprio dell’amore».

 

Una cifra stilistica quella della Perrin decisamente particolare. 

La storia si dipana velocemente tra lente situazioni che si svolgono nel presente e flashback che portano la protagonista, e di conseguenza il lettore, indietro nel tempo, nel suo passato, in quella che lei stessa definisce l’altra vita di Violette. 

Un unico lunghissimo punto di vista che racconta una storia tra presente e passato, il tutto narrato attraverso gli occhi e i ricordi della protagonista. 

I personaggi che la circondano sono figure interessanti ma, forse penalizzati dalla monotona narrazione di lei che sembra quasi senza emozioni, risultano solamente abbozzati. 

Il lungo romanzo potrebbe essere paragonato a un eterno piano sequenza che viene sviluppato attraverso gli occhi di Violette. Una storia comunque molto interessante, coinvolgente anche se a tratti ti induce a distrarti.

Bella la scelta dei titoli dei capitoli che sembrano piccole perle di poesia staccate da una collana complessa e articolata, frasi quasi oniriche ma che colpiscono, anche se in alcuni tratti sembra non c’entrino nulla con il narrato (quasi che i titoli seguissero un percorso narrativo parallelo e distaccato dalla trama).

Un libro fatto di particolari, di piccole abitudini di Violette che ne delineano e ne tratteggiano il carattere, vuoi l’abitudine di indossare abiti colorati che richiamano la primavera e l’estate ma coprirli con abiti scuri e tristi come fossero una sorta di divisa per il lavoro di guardiana di cimitero, oppure la scelta di colorare tutto con colori accesi e vivaci nella piccola casa, quella parte della casa che a nessuno è permesso vedere. 

Sembra un richiamo simbolico a quella parte di anima privata, riservata e chiusa dentro Violette a cui nessuno ha il permesso di accedere, quasi fossero due Violette, quella pubblica e quella intima.

In sintesi un romanzo che merita di essere letto, in primis per la cifra stilistica davvero particolare ma, soprattutto, per il messaggio che la protagonista trasmette. 

Una donna che, nonostante tutto, nonostante le ferite, i dolori, le sofferenze e le paure, ha scelto di vivere, vivere appieno, di crearsi un mondo fatto di colori e piccole emozioni quotidiane, un mondo vivo e palpitante che si contrappone alla freddezza del suo lavoro, alla freddezza della morte. 

Decisamente promosso se non a pieni voti quasi al massimo!

 

Buona lettura, Adele.

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Trama

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI – Valérie Perrin

Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro a un’apparenza sciatta una grande personalità e una vita ricca di misteri. 

Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale. 

Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. 

Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime, che parevano nere, si rivelano luminose. 

Attraverso incontri, racconti, flashback, diari e corrispondenze, la storia personale di Violette si intreccia con mille altre storie personali in un caleidoscopio di esistenze che vanno dal drammatico al comico, dall’ordinario all’eccentrico, dal grigio a tutti i colori dell’arcobaleno. 

La vita di Violette non è stata certo una passeggiata, è stata anzi un percorso irto di difficoltà e contrassegnato da tragedie, eppure nel suo modo di approcciare le cose quel che prevale sempre è l’ottimismo e la meraviglia che si prova guardando un fiore o una semplice goccia di rugiada su un filo di erba.

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI – Valérie Perrin
Buona lettura, Adele.

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