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Titolo: La Regina degli inferi 

Autrice: Hannah Lynn 

Casa Editrice: Newton Compton Editori

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TRAMA

Demetra, la potente dea della natura, vive con la bellissima figlia Kore tra i mortali, a cui dona raccolti rigogliosi e campi fertili. 

Ogni giorno in suo onore si innalzano canti e si offrono tributi, e il mondo sembra destinato a un’eternità di abbondanza. Fino al momento in cui Kore sparisce nel nulla. A rapirla è stato Ade, il sovrano dell’Oltretomba, che l’ha condotta con sé sottoterra. Quando si rende conto che implorare Zeus è inutile, Demetra scatena la sua furia, facendo calare un inverno perenne. I raccolti avvizziscono, la terra diventa sterile e arida. 

Non ci saranno più musica né gioia finché ciò che le è stato sottratto non verrà restituito. Spaventati dalla fermezza di Demetra, gli dèi provano a convincere Ade a liberare Kore. Ma nel regno dei morti vige una regola: nessuno può andarsene se ha assaggiato anche solo un frutto di quella terra. 

Sei chicchi di melograno, fatti inghiottire con l’inganno, segnano per sempre il destino di Kore: per sei mesi all’anno potrà fare ritorno da sua madre e la terra si riempirà di nuovo di fiori e frutti. Nei restanti sei mesi la terra tutta dovrà piangere la sua assenza. E lei sarà Persefone, la regina degli Inferi.

RECENSIONE

Hello everyone, oggi vi parlerò dell’ennesimo retelling della mitologia greca esistente sulla faccia della terra.

La regina degli inferi, di Hannah Lynn, edito dalla Newton Compton Editori, racconta della vita di Demetra e Kore, la dea che noi oggi conosciamo sotto il nome di Persefone o Proserpina, se guardiamo alla mitologia romana, e del suo rapimento da parte di Ade, dio degli inferi. La storia di due donne forti che non accettano i loro destini senza prima combattere.

In quel momento non mi sentii più la figlia di Demetra. Non mi sentii Kore, la fanciulla, il cui potere era trattenuto dalla paura dell’attenzione che poteva attirare, mi sentii una vera dea e una vera regina. E quindi non ritrassi la mano.  

Come sempre partirò dalla cosa che solitamente, più mi colpisce nei libri che leggo, e quindi la caratterizzazione dei personaggi e la loro utilità. 

La Lynn sotto questo punto di vista ha fatto un ottimo lavoro, in La regina degli inferi, come in ogni altro suo libro che ho letto in precedenza. 

Non ci sono troppi personaggi a prendere parte alle vicende, solo quelli che sono davvero utili alla storia e che sono realmente attivi nella narrazione; certo vengono fatti i nomi di tanti dèi, ma non viene fatto in modo superficiale, anche solo nominarli serve per dar senso alla storia e contribuire alla narrazione. 

Sotto il punto di vista della personificazione e caratterizzazione di ogni personaggio invece, Hannah Lynn è stata ineccepibile, grazie al modo di raccontare ciascuno di loro si può percepire il dolore, la felicità, il senso di prigionia e il desiderio di libertà, si può percepire la forza di una madre, che rivuole indietro il suo bene più grande dopo aver perso tutto il resto e la determinazione di una figlia, che vuole disperatamente capire chi è, qual è la sua forza, qual è davvero la vita che vuole e la compagnia che desidera al suo fianco per l’eternità.

Zeus ferì e tradì Era più volte di quante un mortale veda sorgere il sole e le fece sopportare più tormenti di quanti ne dovrebbero subire. Ma questa non è la storia di Era. È la mia, e sarebbe sbagliato dire che Zeus mi ferì. Mi distrusse.  

La Lynn è riuscita ad usare uno stile semplice, ma che al contempo si addice a un dio. Non parlo di un uso di parole auliche o altisonanti, come avrebbe potuto usare Dante nel paradiso della divina commedia, ma del modo in cui se ne è servita per rendere giustizia ad una divinità. 

Nei dialoghi tra Zeus e Demetra cambiava il modo di esprimersi, quello arrogante di Zeus e quello più docile di Demetra, almeno per quanto riguarda i primi capitoli, poiché anche nel modo di raccontarsi si capiscono i loro cambiamenti, i loro desideri e le loro paure. 

Trovo molto interessante e azzeccata anche la scelta di dividere il libro in tre parti, ognuna della quali cambia il punto di vista del racconto, passando prima da Demetra a Kore, e infine portando le stesse scene prima dal punto divista di una e poi dal punto di vista dell’altra, anche per catturare ancora di più l’attenzione del lettore, facendogli leggere prima le sensazioni della madre e poi quelle della figlia nel giro di poche pagine, senza mai cadere però, nella confusione o nel disordine. 

Ne La regina degli inferi, la ciliegina sulla torta per me è stata la descrizione del passaggio del tempo, noi tutti sappiamo che per gli dèi esso passa in modo diverso, e che tante volte nemmeno loro riescono a stare dietro al passaggio di una cosa effimera come il tempo. 

Una cosa talmente effimera e fugace che non permette nemmeno il cambiamento del loro aspetto fisico e della loro bellezza, particolare quindi da mettere in secondo piano per dare più spazio ai sentimenti e alle loro reazioni immortali, e agli eventi che accadono per via delle Moire.

Potrebbe accadere anche a noi. Ma io non sarei infedele. Mai. Non ti mancherei mai di rispetto come ha fatto Zeus con Era. Lascia che te lo dimostri. Lasciami provare il mio amore per te. E col tempo anche tu mi amerai.

In generale posso dire che questa storia sia una delle più belle che io abbia letto sulla mitologia greca, che mi ha fatto scoprire lati di questo mito che nemmeno io conoscevo, e questo significa tanto dato che la mitologia greca è una delle mie passioni più grandi fin dalle scuole medie. Spero tanto che questo libro possa piacere anche a voi tanto quanto è piaciuto a me.

Buona lettura, Ash.

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