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Recensione: Il dio della guerra - Andrea Frediani

Titolo: Il dio della guerra 

Autrice: Andrea Frediani

Casa Editrice: Newton Compton Editori

Genere: Retelling Mitologico Romance

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TRAMA

Achille, Aiace, Odisseo, Diomede, Menelao… Chi conquisterà la gloria eterna sotto le mura di Troia? 

Durante l’assedio di Troia, gli uomini più valorosi tra le schiere degli Achei saccheggiano la Frigia: un avvenimento che cambierà per sempre il corso della vita della giovane Tecmessa, figlia del re Teleutao. Fatta prigioniera, viene assegnata come schiava e concubina ad Aiace, il più forte tra i guerrieri della coalizione ellenica che ha posto sotto assedio la città di Troia. 

Al centro del più grande conflitto dell’antichità, anno dopo anno, Tecmessa assiste agli scontri feroci tra Troiani e Achei, ma soprattutto tra gli stessi Achei, impegnati in una serrata competizione per conquistarsi la fama di miglior guerriero del conflitto. 

Lo scontro è feroce e senza esclusione di colpi: il superbo Agamennone, l’ingegnoso Odisseo, il maestoso Aiace, suo cugino Achille, indomito e sempre scortato da Patroclo e i fedeli Mirmidoni, Diomede, valoroso oltre ogni limite, Menelao, sospinto dallo spirito di vendetta per il rapimento della sua Elena. 

Grandi eroi disposti a tutto pur di entrare nella leggenda e rendersi immortali al pari degli dei. Per difendersi e vendicarsi, Tecmessa dovrà imparare a sfruttare la sua posizione per seminare discordia accentuando le rivalità tra i capi Achei, fino a sgretolare il loro esercito.

RECENSIONE

Hello everyone, oggi vorrei parlarvi di un libro uscito da pochissimo, che si distingue da altri retelling mitologici per la sua originalità nel tramandare la storia e, per ironia, nelle sue vicende.

Il dio della guerra, di Andrea Frediani, edito dalla Newton Compton Editori, parla della guerra di Troia, avvenimento più conteso tra gli autori che decidono di dare un’aria di modernità,  se così si può dire ai miti greci, non dal solito punto di vista degli eroi più famosi, bensì da qualcuno che ha fatto tanto per quella famosa guerra ma di cui non si parla mai: Aiace Telamonio e Tecmessa, la sua donna.

Si sentiva invincibile, invulnerabile, superiore a chiunque altro. E malvagio. Terribilmente malvagio, di una cattiveria che aveva il sapore della totale libertà. Essere senza freni, come un dio, senza morale, né regole, né umanità, libero di compiacere tutti i suoi istinti più oscuri e perversi. Sterminare solo perché era in grado di farlo. Uccidere per il piacere di dimostrare di avere in pugno le vite degli altri. Far soffrire quanto soffriva lui, con tutti quegli spilli in corpo che davano l’impressione di lacerargli le carni.

Una delle tante cose che ho davvero apprezzato di Il dio della guerra è stato il lessico in cui è stato scritto: non era semplice e leggero, quello che solitamente giovani come me prediligono, bensì Frediani ha prediletto la ricerca attenta e dettagliata dei termini da utilizzare, non direi che ha utilizzato uno stile aulico, ma ha usato parole che sono riuscite a trasmettere potenza, profondità e solennità e che potessero essere attinenti sia alla storia che al periodo storico che è andato a descrivere e in cui si è immedesimato. 

Il punto di vista invece era multiplo e in prima persona, passando velocemente la narrazione da Aiace a Tecmessa è riuscito a far trapelare la velocità delle azioni e a far capire fino in fondo la complessità dei momenti che si succedono l’uno all’altro; non nego che in alcuni momenti abbia reso il racconto confusionario, ma penso che non avrebbe potuto usare metodo migliore per lo sviluppo di questo testo. 

Nel generale tutte queste piccole attenzioni allo scritto hanno reso la lettura del romanzo molto fluida e capace di catturare l’attenzione del lettore, disseminandolo con momenti di suspense; senza contare l’aggiunta di piccole innovazioni nella storia, prese da miti meno conosciuti, che fanno scoprire un altro lato della guerra tanto famosa, non dando nulla per scontato.

Quel mattino aveva assaporato sentimenti di pace e serenità , si era sentita felice di amare, e di vivere in un mondo fatto di operosità, cura e rispetto reciproco. E le era parso che il senso della vita fosse proprio quello di costruire la felicità. E adesso, quel mostro le veniva a dire che il senso della vita stava nel prevaricare e nel far soffrire gli altri. Secondo lui era solo così che ci si sentiva vicini agli dei.

Altra parte fondamentale del testo, dal momento che il racconto è stato scritto in prima persona, è stata la personificazione dei personaggi. 

L’autore è riuscito a immedesimarsi perfettamente sia nella parte femminile che in quella maschile, due parti in eterna lotta fra loro, tra sentimenti e obiettivi diversi, tra la vendetta ricercata in modi differenti e i sentimenti divisi. 

Da una parte una donna che ha scoperto la sua forza dopo che ha visto morire le persone che amava e che ora ricerca vendetta e protezione, dall’altra la brutalità di un uomo, la sua cieca lealtà e il suo forte senso dell’onore, messo più volte in discussione. Una cosa che associa le due anime però è il cambiamento nel corso della storia, sta a voi scoprire se in meglio o in peggio.

Se ne avessero avuta consapevolezza, sarebbero state le donne a dominare il mondo. Gli uomini avevano imposto la forza fisica e quella delle armi per prevalere, ma la loro potenza non poteva assicurargli ogni vittoria.

Concludo col dire che Il dio della guerra mi è piaciuto davvero molto come racconto che va a simboleggiare la volontà e la sete di verità nella storia. La voglia di raccontare una guerra che tutti conosciamo da dei nuovi punti di vista, che nessuno di noi aveva mai considerato. Detto questo io vi auguro una buona lettura, Ash. 

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