Titolo: Delitto all’ora del tè
Autrice: Catherine Coles
Casa Editrice: Newton Compton Editori
Genere: giallo soft, cosy mysteries, narrativa contemporanea
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TRAMA
Inghilterra, 1947. Reduce dall’inaspettato successo per aver risolto un caso di omicidio nel piccolo villaggio di Westleham, Martha Miller viene invitata come madrina all’apertura della sagra paesana di Winteringham.
Ad accompagnarla non possono mancare il suo fedele cagnolino Lizzie, sua sorella Ruby e il vicario di Westleham, Luke Walker. Al loro arrivo vengono accolti calorosamente da Annie, responsabile della sagra, e dalla famiglia di Freddie Butler, vicario di Winteringham e amico di Luke fin dai tempi del seminario. Tutto sembra andare per il meglio, la sagra è un successo e tutti hanno voglia di dimenticare il triste periodo della guerra, ma Martha e Luke avvertono che c’è qualcosa di sospetto in questo villaggio.
Ed ecco che, nel bel mezzo della festa, Lizzie fiuta qualcosa dietro il tendone dove sarebbero stati serviti tè e caffè: Helen Kennedy, nipote dei Butler, giace esanime sul prato con un coltello da cucina infilato nella pancia.
Quale miglior occasione per Martha e Luke se non quella di mettersi subito ad indagare su chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere a una ragazza di soli diciassette anni? E con quale movente? Cercando di non intralciare le investigazioni parallele di Ben, l’ispettore di polizia di Westleham, Martha e Luke scopriranno che molte persone, i Butler per primi, non sono affatto quello che sembrano. Ma ahimè, quando il quadro si complica con un secondo omicidio, dovranno riconsiderare le posizioni di tutti i sospettati.
Per quale motivo la governante dei Butler, la signora Edith Davies, è stata uccisa, strangolata con un paio di collant? Forse sapeva troppo; o magari è stato solo un depistaggio. Tra figli illegittimi, borsette piene di soldi e pessimi bugiardi, riusciranno i nostri investigatori a fare luce su questi due delitti?
RECENSIONE
Bentornati book lovers!
Siete degli amanti di Agatha Christie o di Agatha Raisin? Avete voglia di scoprire il o i responsabili di ben due delitti accaduti in un piccolo e tranquillo villaggio inglese (che meraviglia!) nel cuore del Berkshire? Bene, allora Delitto all’ora del tè di Catherine Coles, edito da Newton Compton Editori, è quello che fa per voi!
Sembra che in questo periodo sia destinata a leggere dei seguiti, senza purtroppo aver letto le opere prime. Infatti questo è il secondo libro della coppia Martha & Luke. E, come è giusto che sia nei confronti di un lettore che legge dell’investigatrice Martha per la prima volta, l’autrice fa spesso riferimento a episodi avvenuti nel libro precedente, molto utili per inquadrare i protagonisti e la loro storia. Anche perché la fama di Martha è proprio dovuta a qualcosa che è successo nel primo libro.
Delitto all’ora del tè mi è piaciuto molto, anche se all’inizio sono rimasta un pò perplessa per la quantità di impressionanti similitudini con i libri di Agatha Raisin. In entrambi i casi, infatti: la scena si svolge in un piccolo villaggio della campagna inglese appena fuori Londra; le protagoniste sono poco inclini ai rapporti interpersonali ma vanno d’accordissimo con gli animali; non hanno figli e i loro mariti un bel giorno decidono di scomparire e non farsi più sentire; la causa del primo delitto di entrambi i libri è del cibo avvelenato cucinato dalle protagoniste. La scrittrice non può di certo negare di non averne preso spunto.
Detto ciò, la scrittura è lineare e molto scorrevole; il linguaggio è semplice e fruibile a un largo pubblico, mai volgare e mai crudo. Pur essendo un giallo, infatti, la scrittrice per fortuna ci risparmia scene violente o dettagli sanguinolenti e si concentra invece sui personaggi e i loro intrighi. Le descrizioni dei luoghi sono ridotte al minimo, ma sufficienti a far lavorare la nostra immaginazione. Il pov è in prima persona e chi narra è la stessa Martha.
Essendo ambientato nel 1947, mi aspettavo un set che rispecchiasse il periodo e per questo potesse essere un pò triste e grigio. Invece non c’è nulla di tutto questo. La lettura è piacevole al punto che non sembra neanche di trovarsi nel periodo post-bellico e le ambientazioni sono molto vivide e quasi attuali, fatta eccezione per alcune rare reazioni di certi personaggi un pò puritane, ma consone al periodo in cui è ambientato.
Ci sono veramente tanti personaggi e sarebbe troppo lungo entrare nei dettagli in questo contesto: il dottore e sua moglie, il macellaio e il suo apprendista, i proprietari del pub, la famiglia Butler. C’è da dire che sono tutti molto ben caratterizzati e a un certo punto avranno tutti dei comportamenti che non ti aspetteresti. Soprattutto il dottor Reynolds:
“Non riuscivo a comprendere perché il medico si rifiutasse di certificare la morte di Helen. Da quando l’aveva vista cadavere, si era comportato in modo a dir poco bizzarro. Non avevo dubbi che avesse qualcosa da nascondere”
Chi spiazza di più il lettore è Helen, perché la stessa Martha non capisce bene chi sia. Annie dice di lei che “la maggior parte delle persone giudicava Helen una poco di buono, mentre io la trovavo una bambina dolce”. E Martha ne deduce che “Pareva proprio che Helen fosse una via di mezzo tra due poli opposti”. In base a chi si incontrava, Helen veniva descritta come dolce oppure scortese, lunatica e un pò fuori controllo (nonché sgualdrina).
La trama si dipana tra mini colpi di scena e rivelazioni solo a volte prevedibili, tenendo sempre viva l’attenzione del lettore, grazie alla curiosità e ai continui battibecchi dei due pseudo-investigatori.
La scena comunque a me più simpatica è quella rivelatrice: come in una puntata de “La signora in giallo” o “Delitti in paradiso”, Martha riunisce tutti i sospettati al pub del paese, il Railway Inn, per svelare chi è/sono il o gli assassini di Helen e della signora Davies:
“Quando entrai nella sala principale del Railway Inn, le persone in attesa si voltarono tutte a fissarmi…Le sedie erano disposte in semicerchio e io esaminai ogni volto”
Mi spiace che l’unica nota stonata sia proprio la frase conclusiva del libro. L’ho trovata triste, inconcludente e arrendevole:
“Lo lasciai andare perché cos’altro avrei potuto fare?”
C’è poca suspence perché sembra ormai chiaro come andrà a finire tra il vicario e la parrocchiana. Sì perché, non ve l’ho detto, ma…
“Nonostante Annie mi piacesse, non era opportuno che sapesse che i miei sentimenti per Luke andavano bel al di là della semplice amicizia”.
A parte quest’ultimo commento molto personale e un pò pignolo, Delitto all’ora del tè è straconsigliato a chi ama i gialli soft, le atmosfere rurali e un pizzico di British humor.
Buona lettura, Arianna.
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