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Recensione: Il mio primo inverno con Haru - Cristiano Pedrini

Titolo: Il mio primo inverno con Haru

Autrice: Cristiano Pedrini

Casa Editrice: Youcanprint

Genere: Novella male to male

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TRAMA

Haru e Jayce, un oceano li divide, eppure il loro incontro ad Aoshima, “l’isola dei gatti”, un lembo di terra nel mar del Giappone, è il dono che il destino offre loro per superare la distanza che separa i loro cuori. Per Jayce, giornalista televisivo americano, la scoperta della piccola località, dove il tempo segue un ritmo diverso, è una sorpresa che lo fa ricredere sull’opportunità di visitare quel luogo remoto. Per Haru, nato ad Aoshima, subentrato da poco tempo a sua madre nella gestione di un ryokan, una tipica locanda giapponese, l’arrivo di Jayce gli offre possibilità accettare il suo passato, accogliere il presente ed osare immaginare un futuro diverso, vivendo una dolce favola d’inverno. A vegliare su di loro, seguendo i loro primi approcci, dettati dalla timidezza e dalla paura di non comprendersi appieno, la colonia felina che da decenni vive e prospera sull’isola e che l’ha resa unica al mondo.

RECENSIONE

Salve readers, voglio iniziare questa recensione scusandomi con l’autore per il ritardo e ringraziandolo per la copia omaggio e la pazienza, detto questo, vi presento Il mio primo inverno con Haru, di Cristiano Pedrini.

Questa breve novella ci acconta la storia di due ragazzi: un giornalista americano che per un servizio per la tv si trova in Giappone, Jayce, e un giapponese gestore di una locanda, nonché scrittore di talento, Haru.

A un tratto notò alla sua destra l’ingresso di un’abitazione. Su una targa di legno appesa c’era una scritta che gli sembrava familiare. Abbassò lo sguardo e sotto lesse la traduzione in inglese: 旅館 七夕, … Ryokan Settima Notte. “Non posso crederci. Una locanda in questo posto dimenticato da Dio?” Gli scappò una risata, ma la curiosità prese il sopravvento. Si affacciò oltre il cancello di legno, i suoi occhi bruni seguirono il vialetto ricoperto di ghiaia, fino a quella figura china su dei gatti. Lo poteva vedere di profilo, intento ad accarezzarne un paio che stavano mangiando dalle loro ciotole. Delle lunghe ciocce di capelli neri scendevano disordinate lungo la fronte, coprendogli parte del viso. Jayce si avvicinò, al ragazzo. Indossava una felpa bianca e dei pantaloni blu. Parve non accorgersi della sua presenza: continuava a giocherellare con gli animali, quando uno di loro, con il manto nero, vedendo Jayce lo salutò con un festoso miagolio. Il ragazzo si voltò incrociando lo sguardo del giovane e proprio in quel momento una folata di vento gli scompigliò i capelli. Jayce vide i suoi occhi neri fissarlo incuriositi, prima che si rialzasse, salutandolo. «Buongiorno» sorrise imbarazzato Jayce. «Benvenuto ad Aoshima» gli rispose il ragazzo in perfetto inglese.

I due ragazzi sono estremamente diversi, ma la scrittura di Cristiano ha saputo creare un legame che va oltre l’attrazione fisica, oltre la connessione mentale, la storia di Jayce e Haru nasce dalle loro anime che si sono riconosciute fin dal primo momento. Vivono in due mondi diversi e distanti, hanno un vissuto che non li accomuna, anzi è motivo di divario, il passato di Haru gioca una parte importante nella loro storia e rischia anche di mandarla all’aria, ma il fato potrebbe metterci lo zampino…

“Spero solo che Haru non mi abbia aspettato per la cena.” A un tratto si accorse di qualcuno, immobile sotto un lampione. A mano a mano che si avvicinava, la luce fioca ne illuminò il volto. Era proprio Haru che quando lo vide gli andò incontro. «Jayce-kun, bentornato!» «Mi… stavi aspettando?» «Avevo preparato la cena. Ho pensato che saresti tornato con l’ultima corsa e ti sono venuto incontro» rispose prendendogli la maniglia del trolley. «Non preoccuparti, posso…» «Sei ospite della mia locanda, è il minimo» insistette riprendendo il cammino verso casa, scortato fedelmente dal gatto nero. Jayce, superata l’incertezza, si decise a seguirlo: «Ho parlato con gli altri della troupe. Saranno qui domani nel pomeriggio». «Oh bene, le stanze sono già pronte.»

 

 

 

Il mio primo inverno con Haru ha una forza introspettiva non indifferente, per me è la parte più coinvolgente del libro, seguire i pensieri e le emozioni di Jayce e Haru è stato stupendo e devo ringraziare Cristiano per avermi permesso di leggere la loro storia in anteprima. Lo stile dell’autore è dolce, emozionante, scorrevole ed elegante. Ho apprezzato i riferimenti accurati in lingua giapponese, l’attenzione alla cultura di un Paese lontano, e i nomi originali di cibo, abiti e leggende, bellissima quella di Tanabata che amo da tempo, insomma. Il mio primo inverno con Haru è una novella che ho amato alla follia.

«Hai freddo?» gli chiese Jayce per l’ennesima volta avvicinandosi ad Haru, seduto sull’unica panchina del molo. Erano in attesa da alcuni minuti del motoscafo e la neve aveva ripreso a scendere pigramente. «No… sì, un poco le mani» ammise sfregandosele.  All’improvviso Jayce si chinò stringendole e sollevandole verso la bocca, alitandovi. «Non… non è necess…» «Perché ti è così difficile accettare una gentilezza da parte mia?» Haru distolse lo sguardo, fissando il mare. «Perché non so… non so come ricambiarla.» «Forse dovresti solo accoglierla, senza pensare di dover dare qualcosa in cambio, a meno che…» Le labbra di Jayce baciarono le dita arrossate del ragazzo, riprendendo a scaldarle. «Ma io lo vorrei.» “Continui a giocare con me. Un passo avanti e uno indietro, come se non volessi rompere un equilibrio che sai già essere compromesso”: Jayce avrebbe dovuto accontentarsi di quei momenti, ma voleva osare ancora, tentare di passare in quello spiraglio aperto nell’anima di Haru.

Trattandosi di una novella non posso scrivere altro o rischio di dirvi troppo, ma vi invito caldamente a farvi un buon regalo di Natale, buona lettura, Jenny.

Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore!