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Recensione: Fuoco nel ghiaccio - Keira Andrews

Titolo: Fuoco nel ghiaccio

Autrice: Keira Andrews

Casa Editrice: Triskell Edizioni

Genere: Male to Male-Military Romance

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TRAMA

La temperatura si abbassa e l’atmosfera… si surriscalda.

Tormentato da ciò che ha perso in Afghanistan, il capitano Jack Turner si trova a un punto di svolta. Una missione di routine nell’Artico lo strappa dal suo noioso lavoro d’ufficio, ma le cose con il Ranger canadese che dovrebbe guidarlo in quelle terre così ostili e pericolose partono con il piede sbagliato. Jack non sa quale sia il suo posto, ma di certo preferirebbe che non fosse nella stessa tenda del sergente Kin Carsen.

L’Artico scorre nelle vene di Kin, che non riesce a lasciarsi la tundra alle spalle. Vorrebbe poter vivere apertamente la sua omosessualità, ma l’estremo nord non è tollerante come il resto del Canada. 

Nonostante la solitudine è orgoglioso del suo ruolo di responsabilità di Ranger, incaricato di pattugliare le terre sterminate che conosce così bene. Ma con Jack si trova in un territorio sconosciuto, e quando una tempesta li isola dal mondo, tra di loro si accende un desiderio inatteso. Ben presto si ritrovano a lottare per la sopravvivenza, due sconosciuti che possono contare solo l’uno sull’altro.

RECENSIONE

Salve readers, siete pronte a volare nella freddissima Artic Bay, nell’Artico? Allacciatevi il cappotto, mettetevi comode e preparatevi a passare da meno quaranta a temperature altissime con Fuoco nel ghiaccio di Keira Andrews, edito per noi dalla Triskell Edizioni e uscito qualche mese fa.

Dopo aver sentito parlare di lei da un’autrice che ho intervistato, ho letto un suo libro in anteprima e da lì non ho potuto resistere e ho comprato questo in attesa di ricevere, a breve, il prossimo in uscita.  

Ho scoperto in Keira Andrews una penna molto interessante, il suo stile è pulito fresco, privo di fronzoli inutili, però denso di emozioni, di passione, ma anche di ironia, di paura, di dolore. Ha la capacità di delineare protagonisti per i quali è impossibile non provare empatia, sorridi con loro, piangi con loro…

«Bisogna scendere a compromessi, Jack. Lo so che il cambiamento è difficile, ma qui mi sembri distratto. Penso che ti farà bene tornare sul campo.»

 «Andare a fare un tour con i riservisti dell’artico non è tornare sul campo. Non sono neanche un vero esercito.»

 «Lassù hanno solo quello, e loro conoscono il territorio. Potresti persino imparare qualcosa. Stiamo lasciando il Medio Oriente, quindi è tempo di tornare a concentrarci su aree più vicine a casa.»

Fuoco nel ghiaccio è un racconto breve, appena un centinaio di pagine, ma in quell’esiguo numero racchiude il mondo di uomini così diversi all’apparenza ma in realtà così simili e con lo stesso bisogno di essere amati, capiti e accettati, per come sono.

Entrambi militari, uno reduce dall’Afghanistan, l’altro Ranger Canadese, uno apertamente gay, l’altro l’ho ha confessato solo a sua madre. Uno vive in una città dove può vivere liberamente, l’altro in un borgo di circa 800 persone dalla mentalità antiquata.

Si passò il dorso della mano sulla bocca; avrebbe voluto ripulirsi la lingua dalla sabbia. Anche nel G-Wagon con i finestrini alzati e l’aria condizionata a manetta i suoi capelli erano sudati sotto al casco. Accanto a lui, al posto del guidatore, il caporale Gagnon blaterava della sua fidanzata a Montreal.

 

«E quindi poi mi dice che ci stiamo allontanando. Va chier! Pensavo fosse quella giusta. Mi aveva detto che mi avrebbe aspettato.» Sbuffò. «Non ha resistito neanche un anno. Sai…»

 In quel silenzio improvviso Jack chiese.

 «Sai cosa?» Guardò Gagnon che si era raddrizzato sul sedile e fissava attento oltre il parabrezza. Jack si tese.

«Cosa c’è?» Grant, dal sedile posteriore, disse: «Ma quello è un bambino?»

Uno ha perso qualcuno in modo traumatica, l’altro non si è mai concesso di avere una relazione, entrambi sono soli da tanto, troppo tempo.

Il contesto di Fuoco nel ghiaccio è particolare, il modesto numero di pagine rende i tempi molto veloci, in un romanzo di 300 pagine di certo questo non sarebbe un pregio, ma in questo caso la velocità con cui si svolgono i fatti ha un perché, ha un senso, è perfettamente in linea con ciò che si vuole comunicare col racconto.

Kin lo tenne stretto per un po’, mormorando qualcosa in inuktitut; il battito cardiaco di Jack rallentò mentre ascoltava la vibrazione della voce di Kin, il ritmo delle sue parole. Avevano spento la lanterna visto che ormai il sole era alto, ma la neve offuscava la luce. Chiuse gli occhi.

Smarriti nella tundra brulla, a chissà quanti chilometri da tutto ciò che non fosse ghiaccio letale e orsi polari, si sentiva al sicuro.

 Kin doveva essersi tolto i guanti, perché Jack sentì quelle lunghe dita infilarsi sotto al cappello e tra i suoi capelli. Jack si tolse il cappello per aumentare il contatto e si girò contro Kin come Neville quando voleva farsi grattare la pancia. Fermati prima che sia troppo tardi. Sta solo cercando di essere gentile. Non lo vuole. Non ti vuole.

In questo libro non ci sono personaggi buoni e cattivi, non c’è l’antagonista da odiare, qui il succo della storia è rappresentato dai demoni che si portano dentro Kin e Jack e su come una brutta tempesta di neve possa provocare un innalzamento della temperatura tale da rischiare l’autocombustione.

Se vi state chiedendo se ve lo consiglio la risposta è sì, senza dubbio: è breve, quindi adatto all’estate, è emozionante, appassionato senza essere eccessivamente hot, è dolce, intenso, detto questo non mi resta che augurarvi buona lettura, Jenny.

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