Thelmabeth – Piero Iiriti, RECENSIONE

Bentrovate care amiche lettrici, oggi vi racconto di un libro particolare: Thelmabeth di Piero Iiriti. 

Particolare nella trama, particolare per i personaggi, particolare per la struttura del libro. 

Ad ogni capitolo corrisponde una storia a sé stante (più o meno) con un legame che è il protagonista Trevien e il suo gruppo di amici che a turno entrano in scena insieme a Trenvien.

“Non lo sai? Da sempre la gente lì in zona è convinta che se raggiungi il fondo del lago puoi ottenere l’immortalità. Ma non puoi barare con le bombole o altro, devi fare tutto da te”

[…]

“E quindi ti immergerai nel lago sprezzante del pericolo? Non credo che morire annegati sia privo di sofferenze”

“non sottovalutare la forza di volontà, credo abbia qualcosa in comune con la paura, hanno energie simili, ti spingono entrambe oltre i limiti apparentI”

Ogni capitolo viene raccontato dal punto di vista di Trevien, giovane ragazzo che ci racconta episodi della sua vita mescolati a delle “visioni” o forse sogni ad occhi aperti, o forse solo un flusso di pensieri che corrono da una parte all’altra all’apparenza senza un filo logico a condurli.

Forse venni scambiato per il capo dei sobillatori, ma io quel giorno mi sentivo una casualità. Ma non lo ero, lo sapevo, altrimenti non avrei ricevuto quel meticoloso addestramento d’armi.

E’ un libro particolare, sicuramente non adatto a tutti, e sicuramente lontano dal genere romance a cui siamo abituate e che rappresenta la nostra, o almeno la mia, zona comfort. 

Per leggere Thelmabeth c’è bisogno di tempo e attenzione, così da poter capire e apprezzare ogni singolo racconto, ogni personaggio e ogni pensiero scaturito da loro.

I protagonisti sono ragazzi comuni, come potremmo esserlo tutti. E’ facile rivedere qualche particolare di noi o di qualcuno che conosciamo in qualche personaggio, che sia Trevien stesso o un amico. 

Li vedremo nei vari racconti affrontare anche alcune cose che sembrano incredibili, quasi a pensare che in realtà si tratti di sogni o metafore perché situazioni troppo irreali.

“Trevien, amore, tu pensi di potermi reclamare senza dazio, lo conosci il dolore? Perché adesso ne proverai uno intenso, così facendo il piacere si propagherà fino a scuotere la luna stessa, non lo sai? Solo chi vive una grande sofferenza può infine godere a pieno le immani gioie. Accetta questa tortura, come segno di amore che tu hai per la bellezza”

Una volta abituati a questa struttura particolare dei capitoli, ci si immerge facilmente nella lettura perché la scrittura è molto colloquiale, semplice e fluida, come se fosse realmente scaturita dal flusso di pensieri di Trevien: dalla sua mente direttamente nella penna di Pietro Iiriti.

Tra il conscio e l’inconscio, lì avvengono tante cose.

Insomma una lettura sicuramente diversa a tratti difficile quasi da raccontare perché non abbiamo una trama “standar”, ma se avete voglia di provare una lettura fuori dalla vostra  zona comfort direi che è una valida proposta.

Buona lettura

Simona